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La testimonianza di Stefano Machiavelli, titolare dell’azienda Machiavelli di Galbiate: «Per noi i costi non sono ancora esplosi. Vediamo cosa succede»

Stiamo resistendo, pur con grosse difficoltà

Cerchiamo di fronteggiare le difficoltà con il rinnovo del parco macchine e dell’attrezzatura, sfruttando gli incentivi esistenti.

 

GALBIATE. Il tema del caro energia è ormai dominante nel dibattito pubblico. Mentre però la politica si prepara al rush finale delle elezioni, gli imprenditori del territorio chiedono a gran voce un aiuto per sostenere i costi sempre più in ascesa. Le testimonianze di possibili chiusure, ritardi nelle aperture, ricorsi alla cassa integrazione, non lasciano sereni gli operatori del settore, i quali hanno grosse difficoltà nel programmare la produzione e l’organizzazione delle scorte, in vista anche di un possibile calo della domanda. Una testimonianza è portata da Stefano Machiavelli, titolare dell’azienda Machiavelli di Galbiate.

Riesce a darci una panoramica generale della sua azienda?
« L’azienda si occupa di stampaggio e iniezione di articoli in materiali termoplastici, su ordine e specifiche dei clienti.
Quindi possiamo definirci terzisti, senza un vero e proprio catalogo di prodotti».

I vostri maggiori partner commerciali sono nel territorio nazionale? O anche qualcuno all’estero?
«Direi che la nostra clientela è prevalente al livello nazionale, anzi mi viene da dire locale. I nostri maggiori clienti, infatti, sono in provincia di Lecco, Como, Monza, Milano e Varese».

Quanto avete di fatturato come azienda e quanti soci/dipendenti siete?
«Oggi fatturiamo circa 2 milioni di euro e siamo in una decina tra dipendenti e soci operativi».

Riesce a fornire una stima del differenziale tra quello pagato nel 2021 e 2022? E cosa si aspetta per i prossimi mesi?
«Gli ultimi mesi sono stati molto duri dal punto di vista dei costi. Rispetto ad altre aziende, il nostro consumo di gas non è significativo, mentre la corrente elettrica è fondamentale. Per fare un conto veloce, e se vogliamo brutale, cioè totale fattura/KW consumati, siamo passati da circa 0,22 euro/KW fino a 0,55 sull’ultima. Attualmente serviamo diversi settori produttivi (elettrico/elettronico, munizioni, minuterie x mobili i principali) e per il momento, pur con grosse difficoltà a livello di spese per energia e materie prime, difficilmente ribaltabili sui clienti, stiamo resistendo. Il fatto di aver maggior impedimenti a scaricare i costi sui prezzi che offriamo ai nostri clienti ci mette in una situazione difficile da affrontare e da prevedere. Negli ultimi mesi stiamo cercando di rimediare con il rinnovo del parco macchine e dell’attrezzatura, sfruttando gli incentivi esistenti, per migliorare il processo produttivo e l’efficientamento energetico, provando ad “attenuare” gli effetti degli aumenti».
Molte aziende stanno ritardando l’apertura, altre invece hanno annunciato che ricorreranno alla cassa integrazione.

Avete anche voi in programma manovre simili?
«Come dicevo precedentemente, non abbiamo avuto questi problemi e speriamo di non doverci trovare davanti a situazioni del genere. Certo che fare previsioni per il futuro è per noi estremamente difficile, dato che la nostra attività ha come core business l’andamento del mercato dei nostri clienti. Posso dire che la situazione che prevediamo sembra non sarà delle più rosee, anche se l’attendibilità di qualsiasi previsione lascia molto a desiderare in questo momento».

Si fa sempre più forte la voce di coloro che chiedono un tetto al prezzo del gas, oppure la separazione in bolletta tra costi di energia elettrica e gas appunto. Lei ha qualche suggerimento al riguardo?
«Per quanto ci riguarda non mi sento in grado di dare una risposta. Serve che in qualsiasi modo, non dobbiamo essere noi a dire come, si ritorni, se non ai valori dell’anno scorso, per lo meno a cifre più congrue dei costi energetici. Noi ci avvaliamo della collaborazione del consorzio Cenpi di Confartigianato, che ci aiuta nel tenere monitorate le bollette e a calmierare per quanto possibile le tariffe. Mi sento di dire che al di sopra vi siano delle speculazioni economiche, che un domani dovranno avere una spiegazione».

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